Com'è nata la FABI

L'atto costitutivo della FABI di Vicenza (clicca per ingrandire)

Costituzione ed evoluzione 

Il contesto storico e sindacale

Tutti gli effetti sono prodotti da cause. La nascita e l’evoluzione delle organizzazioni sindacali in Italia sono, in questo senso, gli effetti di un contesto storico, politico, economico e sociale in profondo cambiamento.

Non è casuale che la nascita della FABI sia segnata al 19 dicembre 1948.

Gli italiani uscivano da una guerra devastante, le cui dure conseguenze, in riconoscimento del ruolo svolto dalla Resistenza, furono temperate dai Paesi vincitori e, in particolare, dal Piano Marshall, volto a sostenere i Paesi europei e che consentì all’Italia di avviare in pochi anni un programma di ricostruzione del Paese.

Tuttavia, la mano tesa dagli americani, usciti estremamente consolidati dalla Seconda Guerra mondiale, generò tra le forze politiche italiane dissidi, che di lì a poco si sarebbero rivelati in alcun modo sanabili.

In un mondo che cominciava progressivamente a dividersi in due blocchi contrapposti, quello dei Paesi occidentali, e quello dei Paesi orientali dominati da regimi comunisti, che avrebbero dato origine, in seguito, alla cosiddetta Guerra fredda, il 3 giugno 1944 fu stipulato il “Patto di Roma” da parte delle più rappresentative correnti sindacali italiane: la democratico-cristiana, la comunista e la socialista.

Non è possibile non ritenere tale Patto un evento straordinario, non solo per gli effetti che produsse nel panorama sindacale, libero e democratico, ma anche per le condizioni storiche in cui si raggiunse l’intesa. Come sempre accade, infatti, un accordo ha una propria gestazione.

Gestazione che, in questo caso, fu portata avanti e quindi a termine in clandestinità e sotto l’occupazione nazista.

La firma, posta nella notte tra il 3 e il 4 giugno, arriva prima della liberazione della Capitale da parte degli Alleati. Senza dimenticare, per onore di cronaca, l’uccisione da parte dei nazisti del socialista Bruno Buozzi, ultimo Segretario generale della CGL prefascista e indiscusso protagonista del Patto di Roma.

Infine, non si può prescindere dalle motivazioni, o meglio dire le spinte, che portarono alla firma.

Il 1° Congresso Nazionale FABI tenutosi a Genova nell’aprile 1950 

Il primo contratto sottoscritto dalla FABI il 14 novembre 1949 

Tra il 1943 e il 1944 i lavoratori si unirono in una serie di scioperi contro il Fascismo, causa della guerra e delle condizioni di vita e lavoro che essa produsse. Con questo biennio di scioperi, i lavoratori tornano protagonisti e si riappropriano di un diritto fondamentale.

Quel Patto sosteneva che la fase di ricostruzione del Paese dovesse necessariamente vedere i lavoratori, pur diversi per ideologia e fede religiosa, uniti in un solo organismo confederale presente a livello nazionale ed in tutti i settori produttivi.

Emilio Canevari (sostituto di Buozzi), cultura socialista e riformista, Achille Grandi, ultimo Segretario generale della CIL e primo presidente delle ACLI (che nasceranno appena due mesi dopo) di cultura cattolica, e Giuseppe Di Vittorio, esponente del sindacalismo rivoluzionario, poi di quello socialista e infine comunista: sono loro che posero la firma sul Patto che sancì la nascita della CGIL – Confederazione Generale Italiana del Lavoro.


Sul piano legislativo, il DL del 23 novembre 1944 decretò la totale cancellazione dell’ordinamento sindacale corporativo, fatti salvi gli effetti dei contratti collettivi nazionali di lavoro ed aziendali in essere in quel momento. È con questo atto che la realtà sindacale italiana faceva, pure formalmente, un autentico, profondo salto d’epoca.


Appena prima l’emissione del decreto, il 3 novembre 1944, era nata, per germinazione logica dalla CGIL, la FIDAC - Federazione Italiana Dipendenti Aziende di Credito - con l’intento di rappresentare unitariamente tutti i bancari, ad eccezione di dirigenti e funzionari che seguirono vie sindacali e contrattuali diverse.

Intanto, però, all’interno della CGIL crescevano i dissidi dovuti alle sempre più aspre contrapposizioni ideologico-partiti- che fra le varie componenti: da una parte, Socialisti e Comunisti, dall’altra, le forze cattoliche e anticomuniste (socialdemocraici, liberali e repubblicani). Siamo a questo punto in piena Guerra fredda, e il panorama politico nazionale e internazionale sta profondamente mutando.

L’attentato del 14 luglio 1948 all’allora segretario del Partito Comunista Italiano, Palmiro Togliatti, portò in poco tempo alla definitiva scissione.

Così la frantumazione della Confederazione unitaria fu portata a compimento in quel tormentato dopoguerra e, ad oggi, nonostante i ripetuti tentativi sviluppatisi nei successivi decenni, l’obiettivo di ricomporla è ancora nebuloso. Ovviamente, le “macerie” della divisione e della contrapposizione ideologica fra le tre grandi Confederazioni, cui pure va riconosciuto il merito, non sicuramente marginale, di aver costituito e di costituire un rassicurante argine in difesa della democrazia italiana, determinarono a cascata altre “macerie” nelle diverse categorie di lavoratori, compresa quella del credito.

Nella FIDAC si verificarono forti spinte alla separazione fra le varie anime sindacali che non riuscirono, quindi, a mantenere l’assetto unitario della Federazione.

Gruppi di dirigenti e lavoratori lasciarono la FIDAC per aderire alla Libera CGIL, realizzata da esponenti della corrente cristiana il 15 settembre 1948.

Anche questa soluzione apparve, tuttavia, interlocutoria, anzi, insufficiente sia sul piano sindacale sia su quello politico, a coloro che intendevano formare un sindacato assolutamente indipendente da forze ideologico-partitiche ed espressione della sola categoria dei bancari. Finalità di valore, queste, che caratterizzarono la fondazione della FABI.

Il tavolo della presidenza del 1° Congresso Nazionale FABI tenutosi a Genova nell’aprile 1950 

Riunione dei dirigenti sindacali FABI del 1952.

Il 14 novembre 1949 il primo CCNL fu sottoscritto da ASSICREDITO (creata ufficialmente il 4 dicembre 1947 dall’ABI, Associazione Bancaria Italiana) e FABI, cui si unì il SABIT, attivo sindacato autonomo di Trieste (allora sottoposto all’amministrazione angloamericana) e più tardi confluito nella stessa FABI.

Non vi è dubbio alcuno che il contratto FABI – ASSICREDITO segnò una definitiva e incancellabile linea di demarcazione con il periodo fascista anche per la contrattualistica dei bancari.

I dirigenti, che composero la delegazione che condusse e concluse le difficili trattative, concepirono un’organizzazione sindacale come la FABI, certamente di natura atipica, votata a conseguire fortemente gli interessi dei bancari, ma radicata nel mondo del lavoro.

Segretario generale Cesare Frigerio (Milano); Segretari nazionali: Alberto Bastia (Bologna), Ugo Lionetti (Roma), Costante Pistocchi (Milano). Alla vigilia della definizione del CCNL, era deceduto il Segretario nazionale Federico Traverso (Genova); i membri del Comitato esecutivo centrale: Giuseppe Bergamaschi, Isa Broggi, Millo Carignani, Antonino Castellet, Rodolfo Cecconi, Antonino Fancareggi, Fernando Felicori e Cesare Lancellotti.

Alcuni sindacalisti romani, che non condivisero l’accordo riguardante l’orario di lavoro spezzato e si staccarono dalla FABI, fondarono, il 15 aprile 1950, la FIB, che nel 1981 sarebbe diventata FIBA (dalla fusione tra FIB e FILA sindacato degli assicurativi dal 1958) facente parte della CISL. Proprio la nascita della FIB è da considerare un evento eccezionale, in quanto esempio di sindacato autonomo che ha generato, suo malgrado, un sindacato confederale.


La UIL, invece, diede vita a propri sindacati nelle diverse categorie. Nel settore, il 5 ottobre 1950 fu costituita la UIL-Bancari, quasi subito modificata in UIB/UIL, oggi UILCA. Era l’8 febbraio 1952 quando, durante un convegno, per iniziativa dell’Associazione dei dipendenti della Cassa di Risparmio delle Province Lombarde, si costituì il sindacato autonomo della FALCRI, che avrebbe operato principalmente nello specifico settore.

È, invece, dalla CISNAL che, il 29 ottobre 1959, nasce la FILCEA (da una sua scissione prese vita, poi, il SILCEA), divenuta CISNAL-Credito e oggi UGL Credito. Altri piccoli sindacati quali, ad esempio, SINDACOMIT ed ALACRI non lasciarono alcun segno nella vita della categoria.


In questo panorama eterogeneo in cui si sono andate formando le varie organizzazioni sindacali si capisce bene che cosa abbia rappresentato e rappresenti la FABI nel settore e perché la sua presenza e la sua opera abbiano profondamente inciso in passato e perché ancora oggi sia determinante per i bancari italiani.

Dagli avvenimenti descritti, infatti, balza subito in forte luce la grande lungimiranza che animò le scelte dei padri fondatori dell’organizzazione.

17° Consiglio Nazionale, Udine 1958 sul rinnovo del CCNL

Contratto collettivo del 14 novembre 1949

In un contesto storico in cui tutto era ideologizzato, con schieramenti partitici e sindacali in acuto conflitto, assumere la decisione di fondare una federazione autonoma di categoria rappresentò una scelta coraggiosa. Furono, infatti, molti gli avversari, di ogni tipo, che dichiararono “urbi et orbi” che un sindacato di questo tipo non potesse che essere di matrice corporativa e persino fascista.

La congruità della scelta, invece, si è rivelata vincente.

È qui, infatti, che la FABI inizia il percorso che l’avrebbe portata ad essere sempre più rappresentativa per la categoria, fino a raggiungere il primato che, oggi, le fa con- tare ben oltre 105 mila iscritti.


Il documento programmatico della FABI fu estremamente chiaro e denso di tematiche di valore permanente.

Fra esse, la validità della prassi democratica interna con ogni più conveniente, coerente e rigorosa garanzia elettorale; la difesa degli associati con il ricorso a tutti i mezzi legali, compreso, ovviamente, lo sciopero, con esclusione dell’arbitrato obbligatorio; assoluta indipendenza da qualsiasi forza politica di governo o di opposizione, nella promozione di un’intangibile libertà sindacale e nel contrasto duro ad ogni forma di corporativismo totalitario; divieto ineludibile, all’interno del sindacato, della formazione di correnti, legali o di fatto, di natura sia politica sia sindacale; adesione al sindacato aperta a tutti i bancari che si riconoscessero nei valori e nei comportamenti caratteristici della FABI.


I contenuti del documento programmatico furono, quindi, inseriti nello Statuto fede- rale e solennemente sanciti dal 1° Congresso Nazionale della Federazione, svoltosi a Genova dal 25 al 29 aprile 1950.


insieme con quella di un partito politico. È il contesto storico in cui si pone questa affermazione a renderla estremamente importante e, ancora una volta, ciò testimonia l’assoluta indipendenza ed autonomia del- la Federazione.

Così come la scelta della gratuità delle cariche dirigenziali, a qualsiasi livello di responsabilità, sia locale sia nazionale, aveva mirato, e mira tuttora, ad esaltare il ruolo di volontariato, nonché a facilitare il ricambio dei sindacalisti non trattenuti da compensi in denaro.


I valori fondanti dell’organizzazione e, soprattutto, la loro coerente applicazione le hanno consentito di svolgere un ruolo spesso decisivo nel settore del credito, trovando riscontro nel consenso dei lavoratori che sempre più spesso si sono avvicinati alla FABI.

1948

Nascita

1949

Primo contratto di categoria

1950

Primo congresso nazionale

Primo sindacato di categoria

La Segreteria nazionale oggi

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